Investigazioni private ed infedeltà coniugali: fondamentale la raccolta di materiale probatorio producibile in giudizio
Non si è trattato di estorsione, questa la parola del giudice su una singolare vicenda avvenuta in provincia di Firenze.
L’indagine di un marito, tradito dalla moglie con un proprio amico, sposato a sua volta, ha avuto un esito inaspettato per l’amante pizzicato: un accordo segreto, siglato in forma di scrittura privata tra i due, in virtù del quale l’amico traditore si sarebbe impegnato a versare all’uomo una somma di circa 240 mila euro a titolo di risarcimento.
Il documento dettava anche precise regole per i pagamenti e norme di comportamento: la rifusione del danno sarebbe avvenuta in tranche di 500 euro ogni mese in un primo periodo, per poi aumentare a versamenti di almeno 1000 euro mensili.
Quanto al contegno dell’amante in presenza della coppia, invece, l’accordo scandiva chiaramente: gli si vietava di bazzicare gli stessi luoghi frequentati dal marito o dalla moglie o di entrare in determinati locali se in questi vi fosse stato presente l’uno o l’altra, nonché gli si imponeva di cambiare direzione qualora avesse incontrato uno dei due per strada.
L’amante non ha avuto molte possibilità di scelta: di fronte alla minaccia dell’uomo di vuotare il sacco di fronte alla moglie di lui -ignara anch’essa della vicenda- nel caso si fosse rifiutato di firmare, ha acconsentito, e così, per qualche mese ha pagato come prescritto dall’accordo.
La situazione non poteva però durare, e così è stato. Dopo qualche mese, l’uomo, tra difficoltà economiche e sensi di colpa ha rivelato la vicenda alla propria famiglia, e di fronte a un’ingiunzione di pagamento, ha deciso di imboccare le vie legali e denunciare i toni perentori del creditore (“venendo a pestare i piedi a me, ti sei complicato la vita in una maniera che non puoi nemmeno immaginare”) come vera e propria estorsione, chiedendo in aggiunta la restituzione di quanto versato con gli interessi.
Pretesa però che il giudice Silvia Romeo non ha accolto, in quanto il marito tradito è stato assolto dall’accusa.
Il difensore dell’imputato, l’avvocato Federico Bagattini (suo assistente in giudizio insieme al collega Giovanni Cocucci) rimarca la posizione di parte lesa del marito tradito –“è la vera vittima di questa vicenda, ha dovuto sopportare per tre anni una relazione extraconiugale che ha minato la serenità della sua famiglia. Riteneva di avere diritto al risarcimento e il giudice questo ha riconosciuto”-.
L’uomo, investigando per conto proprio, era venuto a conoscenza del tradimento della moglie e nel marzo del 2015 aveva convocato l’amico nella sua ditta, dove gli aveva fatto trovare pronta la scrittura privata.
Da qui, la nota vicenda. Il giudice, in sede di rito abbreviato, ha assolto l’imputato dall’accusa di estorsione (qualificata come esercizio arbitrario delle proprie ragioni, tuttavia non più perseguibile) negando oltretutto la pretesa dell’uomo di riavere indietro le somme pagate, riconoscendo così il diritto al risarcimento del marito tradito.
Le investigazioni private per scoprire le infedelta’ coniugali
Di fronte a situazioni di infedeltà come questa, il principale mezzo per ottenere prove utilizzabili in giudizio è e resta l’ausilio di un investigatore privato. Il detective potrà, nel pieno rispetto delle leggi vigenti, ottenere materiale probatorio efficacemente utilizzabile a fini legali per legittimare le proprie pretese di separazione, divorzio o risarcimento mediante un’estesa opera di pedinamento e servizi di osservazione statica e dinamica per la raccolta di prove fotografiche destinata a confluire nel fascicolo che verrà presentato direttamente al giudice.